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  • Alessia Gavini, AEC - Piscologa e Psicoterapeuta

Un biglietto per parlare di assistenza scolastica

Un biglietto per…

Vorrei iniziare a raccontare la mia esperienza come aec (assistente educativo culturale) con questo biglietto, trovato una mattina sul banco di scuola, scritto dalla mamma di un bambino, perché in un certo senso è ciò che noi operatori scolastici facciamo ogni istante, con i bambini che ci vengono assegnati. Far trovare loro le risorse, far emergere e conoscere il potenziale che hanno, far assaporare loro un successo scolastico, incoraggiarli, trovare una strategia, individuare un’alternativa quando a loro non piace o non vogliono fare un lavoro…… È difficilissimo……è complicato! Inoltre molto complessa è la mediazione fra noi-insegnanti-genitori…far parte di un’unica mattonella dove con la propria impronta si contribuisce alla formazione di una persona non è affatto semplice, a volte si creano particolari alchimie che per ritrovare un giusto equilibrio sono richieste molte energie.


Una nuova esperienza, sotto l’occhio vigile dei bambini

Inizialmente ho avuto difficoltà ad approcciarmi in situazioni così delicate e complesse, essendo la prima volta che mi accingevo a svolgere un’assistenza educativa scolastica. Prima di approdare a Girotondo ho lavorato diversi anni presso una mensa come cameriera, poi ho gestito un bar in un centro convegni, in seguito ho lavorato in una scuola dell’Infanzia ma con tutt’altra mansione, ho svolto il tirocinio post laurea in 2 centri ospedalieri ed ho avuto altre esperienze che ora non sto qui a raccontarvi: la figura di AEC mi era del tutto nuova. Mi sentivo osservata e studiata dagli sguardi dei bambini che sembravano dicessero: “Mi potrò fidare?”


Come far sentire un bambino al sicuro?

Quello che ho fatto e che faccio con i miei piccoli è metterli sempre al “centro”, lasciarli liberi di esprimersi, ascoltando attentamente ogni loro minima esigenza, parola senza che possano minimamente pensare ad un mio pensiero e/o giudizio; aspetto per loro importante. Tutto questo penso sia fondamentale per instaurare con loro una vera relazione. Inoltre immergerli praticamente nelle situazioni e affrontare insieme le varie vicissitudini, potenzia la loro autostima. Capisco che i bambini si sentono “al sicuro” quando mi parlano o riferiscono alcune problematiche che hanno difficoltà a riportare agli insegnanti e a volte anche ai genitori… allora cercano quella complicità che solo tu puoi dargli…… nulla è superficiale, tutto ha la sua importanza…. e questo dà sicurezza.


Saper andare oltre la superficie, tuffarsi delicatamente in profondità

Ogni mattina entro in classe in punta di piedi rispettando il ruolo di tutti: insegnanti, compagni, genitori… perché so che sto entrando nella loro vita scolastica. Per me è un’ottima esperienza formativa e di insegnamento, oltre che a livello professionale anche personale. Non mi sento di parlare di un caso specifico perché da ognuno di loro ho imparato qualcosa e ognuno di loro mi ha dato qualcosa; durante il percorso finora svolto ci sono stati numerosi momenti significativi, molti aspetti e passaggi fondamentali che hanno consentito di rinforzarmi. Ho scoperto che nel relazionarsi con i bambini l’osservazione non può fermarsi alla realtà apparente ma, è necessario saper cogliere i significati più profondi collegandoli alla nostra realtà interna.


Ciò che spero di essere

Quando ho iniziato questo lavoro non avevo ancora ben chiaro quale sarebbe stato il mio punto di arrivo. Sapevo solo che avrei dato il massimo, ovvero, che mi sarei impegnata concretamente per ottenere da questa esperienza un accrescimento personale e professionale. Volevo mettermi alla prova migliorando le mie competenze ed acquisendone di nuove.

Tornando al messaggio iniziale spero di continuare ad essere quella “Maestra”.


Spero di essere per ogni bambino

Come un’onda

Che ad ogni impatto sulla riva

Lascia un segno diverso ed inimitabile…

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